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TAPPI CAPPERI E ABITI FATTI : CAGLIARI AVVENTURO ASCESA DI UNA CITTA 1880/1910

39,00€
35,00€
Pz:  Acquista  
ISBN: 9788890217937
Autore: CAO GIANCARLO
Editore: VERBAVOLANT
Collana:
Tomi: U
Disponibilità: 9
Categoria: SARDEGNA / ROMANZI SARDI 
Disponibilità: 9
Punti fedeltà: 0

1886. Cagliari, dopo secoli di segregazione dentro le fortificazioni imposte dai numerosi dominatori d’oltremare, comincia ad assaporare il gusto di una libertà, sia pure vigilata, attesa troppo a lungo. La progressiva demolizione di porte e baluardi consente ora ai cagliaritani di muoversi più agevolmente e di provare a rigenerarsi, a dare un volto nuovo alla città e una dignità a se stessi. Ma l’unica, concreta possibilità di riscatto per una comunità costretta da sempre in uno stato di spaventosa arretratezza economica, culturale e civile, è offerta dall’attività più antica del mondo dopo la caccia, la pesca, l’agricoltura: il commercio.
Altro, al momento, non c’è. Tuttavia, l’apertura del mercato locale incoraggia il fenomeno di un nuovo colonialismo, più morbido e più moderno, rappresentato dall’ennesima ondata di operatori economici continentali e stranieri. La città ha bisogno di tutto, né i commercianti locali hanno l’esperienza e la mentalità per affrontare la sfida in modo adeguato. Un’ondata di piemontesi, lombardi, liguri, veneti, friulani, toscani, napoletani, siciliani, svizzeri, austriaci, francesi, si riversa in città e occupa gli spazi migliori offerti da un mercato piccolo ma quasi vergine. I cagliaritani dovranno pazientare ancora, e intanto imparare. Ma il 1886 è anche l’anno in cui viene inaugurato il Mercato Civico, la prima struttura in grado di accogliere al coperto tutti gli scambi che fino a quel momento erano avvenuti in una sorta di caotico emporio fatto di bancarelle, tende e baracche disseminate per le strade e nelle piazze. Per la città l’evento è di un eccezionale valore simbolico, una prima svolta verso la faticosa conquista di un’identità che le faccia dimenticare quell’aspetto di paesone trasandato e fatiscente ereditato dagli ultimi conquistadores spagnoli. L’avventura è cominciata, e come tutte le avventure presenta lati rischiosi, entusiasmanti, ingenui, qualche volta comici. Cagliari si trasforma così in un catino ribollente di iniziative commerciali, aperture di negozi e magazzini, successi e fallimenti, competizioni più o meno leali in cui ciascuno vende quel che ha, quel che trova o quel che si inventa. E tutti vendono di tutto.
Così, c’è chi insieme ai mobili vende latte di vacca, insieme agli esplosivi smercia botti, tini e damigiane, insieme a mandorle e cereali, piazza polizze assicurative nell’assoluta mancanza di specializzazione. E la pubblicità sui quotidiani, in assenza di altri media a largo raggio, serve allora per vendere i prodotti più semplici come vino, latte, pane, fave e carrube, trippa e agnolotti, TAPPI, CAPPERI e ABITI FATTI. Col tempo in ogni modo la sfida sarà vinta, e la città saprà trovare nel commercio la chiave del suo sviluppo, del suo benessere e con questo un minimo di autonomia. Si sarà data insomma un’identità di centro commerciale, una delle anime che tutt’oggi conserva tra le sue più autentiche e radicate.